Il mondo scardinato. Dispositivi poietici, dinamiche e rappresentazioni degli stati di eccezionalità (Roma, 5-7 ottobre 2023 ) – CALL FOR PAPERS –

Il mondo scardinato. Dispositivi poietici, dinamiche e rappresentazioni degli stati di eccezionalità 

Roma, 5-7 ottobre 2023 

– CALL FOR PAPERS – 

Come tutte le crisi umanitarie, l’ultima pandemia ha avuto un impatto talmente destabilizzante da provocare una frattura nel rapporto tra lo spazio umano e le sue funzioni. L’individuo si è visto relegato ai margini della dimensione che gli è propria a causa di uno stravolgimento che ha contraddistinto il presente come “straordinario” ed “eccezionale”, diremo chiamando in causa due aggettivi atti a descrivere quegli eventi che “eccedono le condizioni di possibilità” (Derrida). È, in particolare, quest’ultimo concetto, in tutte le sue implicazioni sociali e culturali, ad offrirsi come strumento epistemologico per riflettere sul presente e su possibili prospettive di un futuro quanto mai incerto. Capace di produrre un vero “immaginario collettivo”, la pandemia da COVID-19, a distanza di tre anni dalla sua esplosione, sembra chiamare scienziati e intellettuali a una riflessione profonda nello stesso momento in cui essa vede notevolmente attenuato il proprio slancio a livello di coverage mediatico. Il fervido interesse che ha accompagnato la cronaca della malattia da SARS-CoV-2 si è stemperato in una percezione meno attenta, mentre nuove problematiche hanno agitato l’orizzonte politico e culturale, prima fra tutti la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Il conflitto, tuttora in corso, ha reso quanto mai palese l’impraticabilità di un semplice ripristino dell’“era pre-COVID” – impossibilità peraltro già presagita in quello stesso annus horribilis: come ha giustamente sottolineato Giacomo Marramao, la “radicalità e ampiezza della pandemia” che ha stravolto il nuovo millennio ha difatti determinato “un punto di svolta tale da pregiudicare le stesse idee di cambiamento, progresso, innovazione come le abbiamo finora intese e praticate” (Marramao, 2020). Non è un caso se, a partire dal 2020, si è assistito a una diffusione sempre più massiccia di comportamenti, credenze, forme di pensiero definibili come “irrazionali”, ovvero di istanze che “participent explicitement à un désir de subversion des valeurs établies” (Stéphane François) –si veda, in un tal senso, il rapporto Censis del 2021 intitolato “la società irrazionale”, e il recentissimo studio The moral source of collective irrationality during COVID-19 vaccination campaigns (Voinea, Marin, Vică, 2023), il quale ha individuato proprio nel concetto di “irrazionalità collettiva” (Schelling, 2006) una “common accusation thrown left and right in mass media and policy discourse since the pandemic’s beginning”. Tra le cause di questo disorientamento generale, vanno annoverate l’incapacità della medicina di rispondere ai primi, grandi quesiti sorti con la propagazione dell’infezione da SARS-CoV-2, la quale avrebbe scavato un “vuoto di incertezza” (uncertainty vacuum) presto riconfiguratosi come zona franca per le teorie più ardite (Magarini et al., 2021). Così, mentre l’assenza di personalità in grado di contrastare attivamente questa disinformazione (ibid.) trovava il proprio contraltare nell’ascesi del “medico-mediatico” (figura, in verità, assai più antica di quanto non si creda) e nella conseguente “spettacolarizzazione” del virus, il 2020 ­­­registrava una vera esplosione di negazionismi, complottismi, teorie alternative rispetto alle versioni fornite dal discorso ufficiale. Complice, in questo, l’ondata di “infodemia” che ha messo in circolazione una marea di notizie per lo più inaccurate, se non palesemente fake. D’altro canto, è innegabile che la complessità dei fenomeni innescati dalla pandemia non può ridursi a una mera pars destruens. È ad esempio interessante rilevare come, nell’epoca attuale così come nel passato, quest’ultima abbia agito da elemento di rottura nell’orizzonte culturale, favorendo la nascita di forme capaci di rinnovare i canoni, se non di rivoluzionare lo stesso concetto di arte. L’obiettivo del convegno è quello di indagare le implicazioni sociali, culturali ed etiche della rappresentazione del fatto eccezionale, attraverso la varietà dei discorsi (letterario, filosofico, politico, giornalistico, ecc.) e delle immagini (arti visive, arti performative, cinema, ecc.), come pure l’opportunità di questi di costituire essi stessi un evento nonché di scardinare generi e forme d’arte tradizionali, prospettando modelli innovativi. Si tratterà inoltre di riflettere su reazioni quali l’incredulità, il rifiuto, l’illusione di fronte alle avversità del mondo attuale, e ancora di esplorare la funzione allegorica connessa all’evento eccezionale, al caos, alla disfunzionalità sociale e al limite umano, nonché le specificità ideologiche ed estetiche delle rappresentazioni che hanno origine dall’esperienza di un evento eccezionale con tutta la loro forza performativa. 

Si propongono qui alcuni spunti di riflessione il cui approccio potrà essere sincronico o diacronico, descrittivo o contrastivo, epistemologico o pratico:

La lingua e le lingue

Questo asse si focalizza in particolare sul processo enunciativo e sulla necessità di riconsiderane le modalità e gli strumenti nel momento in cui i parlanti si confrontano con l’ampiezza di un avvenimento sconosciuto e imprevedibile. L’utilizzo di termini quali “catastrofe”, “disastro” pone infatti l’accento su una serie di procedimenti soggettivi e su una determinata postura enunciativa (Kerbrat-Orecchioni; Moirand). Si può parlare per questo di una sorta di dérèglement che spiega come in determinate circostanze la stessa funzione rappresentativa del linguaggio venga messa in crisi. Ci si interrogherà sulla verbalizzazione delle emozioni di fronte a una situazione eccezionale e sulla maniera in cui il linguaggio può rappresentare il sopravvivere e il rivivere attraverso quelle parole che condensano l’esperienza del trauma e di ciò che ne consegue.

Comunicazione e analisi del discorso

Questo secondo asse si concentra sulle strategie retoriche e sugli stili comunicativi che si possono riscontrare nei discorsi dei media (stampa, televisione, radio e social network) e che saranno analizzati dal punto di vista pragmatico (strategie di intensificazione, attenuazione, cortesia, umorismo, ironia, implicito, ecc.). L’approccio all’informazione è oggi molto diverso rispetto al passato per via del ruolo decisivo dei nuovi media; molteplici sono i fattori che determinano l’efficacia dello stile comunicativo (l’autenticità del messaggio, la connessione con il destinatario, l’immediatezza, ecc.). D’altro canto, nel contesto attuale, l’abbondanza e l’immediatezza delle notizie possono aumentare il rischio di narrazioni divergenti e di manipolazioni; basti pensare al ruolo che queste hanno nell’alimentare e diffondere la retorica dell’odio.

La letteratura e le arti

Tra le funzioni cui assolvono l’arte e la letteratura, intese come forma di “cura”, vi è quella di dare un senso all’inaudito e all’inconcepibile, di elaborare il trauma e di risanare, di infondere fiducia e bellezza. Con riferimento al genere narrativo, se ogni intrigo sottende una “crisi” (identitaria, culturale, ideologica, ecc.), i concetti di “emergenza” e di “eccezionalità” possono essere declinati nel testo letterario sul piano narratologico, nella misura in cui l’intrigo presuppone sempre una trasformazione e il passaggio da una situazione iniziale di equilibrio e stabilità a un’altra di azione e di evoluzione. Dal canto suo, la poesia offre da sempre un canale di espressione privilegiato in tempo di crisi o di guerra. Così come lascia delle tracce nella coscienza individuale e sociale, nelle relazioni e nelle modalità di interazione, l’evento eccezionale pervade anche il testo, nelle cui maglie è possibile rintracciare il seme del rinnovamento e della rinascita. Ci si soffermerà per questo sui processi di adattamento ai grandi avvenimenti passati e presenti, come pure sulle forme di rappresentazione che fissano e sostanziano tali cambiamenti. E ancora sulla narrazione dell’esperienza prima e dopo un evento traumatico, sulle relazioni umane nei momenti cruciali e sull’idea di futuro nel nostro immaginario popolato da illusioni, aspettative, speranze individuali e collettive.


Il convegno si svolgerà presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università Roma Tre nei giorni giovedì 5, venerdì 6 e sabato 7 ottobre 2023. 

Lingue : italiano, francese, inglese

Le proposte dovranno essere inviate alle email simona.pollicino@uniroma3.it (prof.ssa Simona Pollicino, Università degli studi Roma Tre) e irenezanot@gmail.com (prof.ssa Irene Zanot, Università degli studi di Macerata) entro e non oltre il 30 giugno 2023. L’esito della proposta sarà comunicato entro il 20 luglio 2023.

Le comunicazioni verranno pubblicate negli Atti del Convegno. Non sono previsti costi di iscrizione. Le organizzatrici avranno il piacere di offrire ai partecipanti dei coffee-break + una cena e un pranzo sociali.

Comitato Organizzativo : Simona Pollicino, Irene Zanot, Emma Malinconico  

Comitato Scientifico : Simona Pollicino, Irene Zanot, Sotera Fornaro, Tatiana Petrovich Njegosh, Valerio Massimo De Angelis, Corrado Bologna, Aurelio Principato, Dario Cecchi.


     


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